Tag: DR. DANIELE RAFFA

Apparenze Zootecniche
La Via Galattea

Apparenze Zootecniche
La Via Galattea

Prigionieri produttivi del latte e derivati

Vogliamo soffermarci per un attimo sulla vita innaturale che subiscono gli animali “da produzione” e sulle “modalità” ambientali e produttive altrettanto contronatura (definite “intensivi” da almeno 50 anni e più).

Questi esseri viventi senzienti sono tenuti prigionieri, cioè costretti a movimento “illiberale”, in queste zone con le norme e il placet dell’ipocrita, preterintenzionale, sconsiderato, insenziente e avventuristico concetto invalso nella civile C.E. ed altrove dal cosiddetto protettivo e cautelativo benessere animale per esseri inferiori.  Tutto ciò chiaramente deciso dagli illuministici dirigenti, magnati e mecenati istituzionali di alto profilo e supinamente recepito e subito dai sottoposti ed imposto ai sudditi animali.

Tra i “privilegi” subiti nell’allevamento ricordiamone solo alcuni oltre al suddetto movimento illiberale: stabulazione più o meno fissa, spazi vitali ristretti quasi ossessivi (razionali per la produzione), lettiera di letami e liquami evaporanti, alimenti “non graditi” ed insaporiti, uso di sostanze chimiche di sintesi, pseudo-naturali o palliative ormonanti, stimolanti ed alienanti la naturale impassibilità di questi esseri viventi spinti come forsennati a produrre cose a loro impertinenti e mortificanti.

Produzione lattea

Il potere biologico (che insane motto!) ed organolettico del “Latte Naturale”, il suo sapore, il suo profumo di prato etc. sono inimitabili.

Il latte invece prodotto nella Stalla è innaturale per la “natura” stessa del latte prodotto in condizioni “disagiate” assommate alle amene prerogative ambientali produttive disanimali.

Si ottiene così un latte impuro, acido, insapore e soprattutto arricchito della “Alta Qualità” dei suoi preziosi ingredienti produttivi ed additivi innaturali (cioè di sintesi chimica) ed altri “elementi” altrettanto immancabili non pertinenti visibili ma invisibili che curano le prigioniere.

Non parliamo di sterilità del latte, che, come alimento, ha nutrito ed allevato miriadi di persone nel mondo da millenni quando ancora non si moriva di sterilità e nessuno sapeva cosa fosse e quale danno arrecasse… Una vera celia!

Latte da prato e latte da mangime e altro

Affermiamo altresì con certezza inoppugnabile che il latte prodotto dagli animali liberi perennemente al pascolo, con integrazione di alimenti semplici, stagionali, direttamente forniti dalla natura (orzo, avena, grani etc.) è cosa naturale veramente esclusiva e completamente differente per sustantia ed potenzia del latte prodotto con “forzature” in stalla – confortata da musica, da mangimi ed altri additivi e quant’altro ancora…

Del resto, il latte dell’uomo, o meglio della donna, non è un prodotto dell’uomo stesso ma solo malamente e sconclusionatamente imitato da quello naturale e sappiamo con quali conseguenze.

Il latte si costituisce dal sangue che irrora l’apparato mammario.

Nel sangue confluiscono sostanze provenienti dagli alimenti (propri e non propri) dalle bevande, dalle terapie etc.

Il latte origina quindi dal sangue che, se è carico di elementi impropri, lo rappresenta propriamente.

Un latte quindi di apparenza insostanziale e da sangue inquinato – povero latte.

Assistenza sanitaria in stalla

In breve, evitando disamine medico-sanitarie poco edificanti, le uniche cure efficaci naturali – quelle omeopatiche – sono “bandite” nei cosiddetti allevamenti per normativa C.E. prudenziale. Ovverosia, l’allevatore che usa i prodotti omeopatici per la cura dei propri animali deve sottostare alla sospensione della vendita dei prodotti stessi così ottenutiper 28 giorni dopo la fine della terapia.

Incredibile o interrogativo? Cui prodest?

Udite! Udite! Le sostanze medicinali omeopatiche placebiche e al sapore di acqua fresca trattate alla stregua delle più pericolose sostanze di sintesi chimica per tutelarsi da residui nocivi nel latte? Non visibili, non rintracciabili o per moda non tracciabili di cui si perdono le tracce? Permanenza alternata ad assenza? Una specie di doping?

La magnifica selezione dei caratteri genetici ereditari animali per produrre meglio e di più…??!

Infine, la selezione genetica “spinta” verso le produttività elevate (anche questa alta qualità!) a danno delle resistenze biologiche strutturali animali e dei loro stessi prodotti incrementati così nella quantità pecuniaria ed impoveriti nei contenuti e nei concetti.

Innaturale per una bovina “tenere sospeso” un immenso apparato mammario ingombrante e deformato (come un enorme seno femminile di tabacchiera memoria) che impegna gravemente la sua vita con la “produzione obbligata”, con le mastiti ricorrenti e la squalifica dei suoi prodotti.

Una specie di mammella gulliveriana.

Conclusione

La VIA GALATTEA si è oscurata da molti decenni e sulla mappa non si riscontrano più i siti originari mentre la VIA LATTEA splende sempre nel firmamento e ad essa nella fattispecie chiediamo il rifornimento di latte puro e saporito – da leccarsi i baffi… non arricchito da tutte le impurità residuali e le intrusioni non legittimabili.

Saluti omeopatici ruminanti con l’auspicio che meditiate, vogliate, scegliate “cose” differenti da quelle così correnti …affinché non piangiate sul latte versato!

Prolegomeni: Il malato

Il malato, a differenza delle diverse entità nosologiche diagnostiche che vorrebbero “imprigionarlo” e ridurlo ad un inverosimile e silente collage di etichette di malattie che lo separano in più parti distinte ed isolate, è un insieme di organi e funzioni correlati interferenti tra di essi in modo tale che uno stimolo od una azione,  anche terapeutica destinata ad una sola parte, danneggia le altre in maniera diretta od indiretta o riflessa, alterando gli equilibri proporzionali delle relazioni preesistenti, talvolta anche in maniera grave.

Il malato è uno STATO DI ESSERE, una alterazione o cambiamento di quello fisiologico e come tale “vive”, appartiene e riguarda solo il medesimo per la sua genesi, ricettività ed operatività (natura e cause). Quindi implicazioni ed estensioni di “altro da lui”, intervento non coerente con lo sviluppo della sua salute individuale, non è auspicabile in considerazione del fatto che lo stato individuo malato/sano è un esercizio quotidiano secondo regole tra infiniti stimoli più o meno significativi, dinamici oltre che accidentali. Ne consegue che è il malato stesso in primis (o tutore nel caso animale), che deve indagare sulle cause del suo stato di malessere invece che delegare ad altrui pressioni per facilitare o disperdere o dispensare il proprio compito.   In un secondo momento è utile, se congruo, l’ausilio competente.

Da ciò si evince che:

  1. Il malato è un’entità assoluta ed individuale, inalienabile da qualunque concetto medico culturale storico ed ambientale che violi le sue pertinenze ed esigenze e come tale non può essere preda di interventi eteroinvasivi o pseudoscientifici autoreferenziantesi.
  2. Esso è dotato di autodeterminazione che definisce di volta in volta l’iter della sua evoluzione secondo criteri insiti nella sua struttura e natura.

Il malato “fa” la sua malattia (il malato si ammala da sé) in ottemperanza a caratteristiche personali di ricettività, reattività, ereditarietà, individualità insondabili, fattori ambientali alimentari e infinite altre combinazioni cosicché “cede” terreno ed alberga alternativamente agenti disordinanti di vario genere, ospiti differenti ed altre concause che lo complicano nel suo determinarsi.

Appello per la raccolta firme contro la legge Balduzzi

Siamo ancora una volta “obbligati” a rigettare l’ennesimo infame tentativo di ostare ciecamente et quodis modo la Medicina Omeopatica.

I detrattori dell’Omeopatia privilegiando le solite maniere ormai ben conosciute e qualificate “cioè squalificate”diffidate in più circostanze tradiscono esclusivamente i propri interessi economici e di potentato intaccati, erosi ed infranti quotidianamente e gravemente dai successi clinici dalla terapia Omeopatica esercitata con scienza essenzialmente da quei medici pratici, esperti e competenti di tale ostica materia medica di altissimo valore ed efficacia.

Colgo l’occasione, in queste reiterate manovre oscurantiste dei poteri forti, per ribadire altresì che quei soggetti rappresentanti la Medicina Omeopatica a livello istituzionale e paraistituzionale “sia locale che generale” sono poco adatti, adeguati ed efficaci sia nella forma che nella sostanza alla diffusione e conoscenza della Medicina Omeopatica al grande pubblico.

Auspichiamo, oltre al cessare dell’atteggiamento ostile di stampo esclusivamente economico, anche la sospensione della rappresentanza suddetta che simulando tale funzione avvia da tempo l’Omeopatia ad un declino lento, silenzioso, premeditato, subdolo e sordo, avvallando quasi per assurdo tale manovra con “inconscia consapevolezza”.

La Medicina Omeopatica sì autorappresenta con l’efficacia e la risoluzione quotidiana delle sue cure destinate a tutte le malattie e non viceversa con altri “modi oscuri” che tendono a far sì che il rappresentato non si rappresenti col fine ultimo di non divulgarla se non in maniera consona al “purché non si usi” e malleabile ( in realtà in maniera estremamente difficile) da ambienti politici, equivoci e malsani.

L’Omeopatia si diffonde inopinatamente per i suoi avversari in virtù della sua Sustantia impeccabile rigorosa e concreta sostenuta come sempre dalla solida esperienza clinica e terapeutica dei medici omeopatici capaci  quotidianamente di esemplificarla.

A proposito della castrazione degli animali domestici

Intendo dire come medico omeopata che l’INTEGRITA’ ANATOMO-FUNZIONALE dell’organismo vivente è condizione fondamentale e irrinunciabile alla sua sana, completa e soddisfacente esistenza in quanto le differenti funzioni (in virtù proprio della interezza del corpo in toto) si relazionanao al fine di acquisire una specifica identità bisogno-desiderio.

L’interesse vivo e la reale attenzione sessuale negli animali è fonte di relazioni sociali e ambientali, comportamenti, conoscenze e discernimenti autentici e determinanti la loro propria funzione e sostanza vitale così come nell’uomo. Detto ciò si parli di vera relazione con gli animali da integri e non da castrati e liberi da domini o scopi falsamente preventivi e oggettivanti, da progetti cosiddetti sociali sovrapponentisi alle specie “protette” di cui non resta che un simulacro e una vita coatta.

No comment in merito alla falsa concezione diffusa dell’azione preventiva oncologica della castrazione…roba da baciapile. Riflessione cinosofica: che castrazione voglia dire dominio o analogo fine con i suoi relativi progettati effetti collaterali?.

In merito alla prevenzione e controllo delle nascite ci esprimiamo nel prossimo articolo, ma sicuramente non in termini di castrazione, canili, randagismo ed affini strumentali…!

Cave canem

Il presidente
Dr. Daniele Raffa

Decalogo orientativo del benestare degli animali

  1. Osservazione accurata “dell’esprimersi animale” nella sua naturale realtà quotidiana ambientale e sociale intesa in spazi aperti per vagare al fine di recepire la sua evidente necessità e richiesta istintuale evitando selettivamente i cosi detti ambienti di socializzazione (aree per cani, percorsi abitudinari, circoli sociali per cani e centri di educazione, ecc.ecc.); infatti l’unica vera “educazione” si fa con una “sana e congrua compagnia”. Forse in questo topos può coesistere “l’amore” interspecifico.
  2. Astensione categoricamente intesa da tutte le forme di relazione antropromorfica animale (deficit umano, scambio di identità, orientamenti “sedicenti animalisti, comportamentalisti e addestramentalisti” che accuratamente evitano il nodo della questione obnubilati da progettualità di flaible raison) e da disagi prettamente umani che ingenerano sicuramente sindromi nevrotiche, aggressive e depressive negli animali cause di concrete patologie fisiche (il cane che assomiglia al padrone…. ahimè… povero cane!….).
  3. Debellare ogni forma di interpretazione pseudo scientifica del comportamento animale attraverso categorie astruse “create” dai paletti intellettuali umani con chiari secondi fini poco edificanti per gli animali e la natura (psicologia canina, evoluzionisti decadenti e supini fatalisti etc…). Invitiamo altresì ad una conoscenza ed una competenza direttamente immediata “incarnata” animalmente espressa (non significa affettiva bensì realisticamente effettiva) piuttosto che mediata da originalità scontate e novità oscurantiste, deliranti e legiferanti intese ad amministrare la rappresentazione animale del cognitivo stereotipato.
  4. Evitare qualunque “compensazione” di qual si voglia genere nei confronti degli animali riducendo il “rapporto” ad una sorta di ambito di “compagnia esclusiva” (fino alla pelliccia?) dei propri malesseri irrisolti (transfert) e fatti subire agli animali (da compagnia!  che squisitezza!) diffuso nella vita ordinaria e attraverso i media o cosa ancora peggiore credere in maniera autoreferenziata e non contraddittoria di poter pensare e decidere in vece dell’animale (si intende per il suo benessere?!??), una specie di elisir di lunga sana e soddisfacente vita!

Ogni animale sa chi è e cosa vuole alla sua “maniera” e da sempre si regola con leggi immanenti alla natura e non necessita del “controllo educativo della specie eretta” che non riesce a digerire la naturalezza di tutti i comportamenti animali e accettare i suoi medesimi di tal natura che manifestano la propria mancanza di lucidità intellettuale e emozionale scombinadogli l’ordine meccanico prestabilito sociale ed ancor più subisce l’indigeribilità del credere e risolvere in apparenza (vanità delle vanità) le proprie incapacità relazionali consolandosi attraverso il regolare la vita altrui (animale per lo meno). Conosciamo bene questa secolare e malsana sua abitudine…..

Infine “amore” verso gli animali è sicuramente riconoscere e rispettare le loro identità e necessità consequenziali a prescindere dal “nostro rapporto” e dare a loro la naturalezza di un trattamento acquisito da sempre compreso, curarli naturalmente (cioè omeopaticamente per analogia strutturale anziché con xenobiotici innaturali ed inquinanti).

Saluti omeopatici.
Cura ut valeas.

Sosteniamo il benestare naturale degli animali

I gruppi sociali per natura sono perfettamente armonici ed armonizzati tra di loro per reciproche relazioni effetuali.

In questo stato di inerzia vitale chiunque (l’uomo in particolare) sia disarmonico di per se stesso o disarmonizzato da altri fattori, turba e danneggia l’insieme.

Siamo contrari ad usare termini abusati in maniera tendenziosa e capziosa come benessere o intelligenza animale che si confanno a quei ragionamenti allineati e antropomorfizzati che non riconoscono alcun reale ed autentico criterio animale bensì affermano il riconoscimento dell’animale disanimalizzato ed assorbito in un ambito di regole e connotazioni civili e sociali, aliene dalla sostanza animale che invece per accoglienza e demonizzazione è tradotta “affettuosamente “ in una area innaturale dove valgono solo criteri associativi della specie umana, fatta eccezione nel caso in cui vengono annientati, macellati ecc…  infatti solo in tale caso viene loro riconosciuta la sostanziale differenza e giustificazione conseguente. Affermiamo che la diffidenza e la differenza preconcettuale con gli animali ed ogni altro organismo vivente siano l’origine di tutte le “anomalie, distorsioni, soprusi” che si ingenerano unilateralmente nel rapporto reciproco con l’uomo; inoltre tali assunti sono altresì albergo di speculazioni evidenti, malaffare, imbrogli ecc. più o meno celati e al contempo fonte di disagi e disastri ormai macroscopici.

La violenza silenziosa, affettuosa, garbata, legiferata nei confronti degli animali e dell’ambiente tutto è molto più invasiva, nociva e diffusa di quella concessa alla natura stessa per il suo autodeterminarsi causale. Giudichiamo al fine violenza arbitrale altrettanto inaudita e sanguinolenta il doping, l’uso di sostanze chimiche inquinanti in generale e specificatamente proibite e lesive l’organismo vivente;  tali pratiche talvolta favorite da compiacenze sociali silenziosamente, copiosamente, lentamente e crudelmente uccidono più di tutte le altre maniere dirette altrettanto efferate e spettacolari. Infatti le malattie iatrogene (cioè da farmaco) sono la seconda causa mortis negli USA.

La cura della medicina omeopatica è congeniale e rispettosa rigorosamente ed integralmente del benestare naturale animale. Esponiamo qui di seguito solo le più evidenti proprietà di tale adeguatezza:

  1. I rimedi omeopatici hanno una diretta origine dalla natura stessa. (Dalla natura alla natura e per la natura globalmente intesa).
  2. I medicinali omeopatici non inquinano (processo irreversibile) in alcun modo il terreno vitale e quindi non privano e non alterano il potenziale integrale specifico costituzionale di ogni individuo come invece si verifica con l’uso delle sostanze chimiche che riducono le capacità reattive e immunitarie (es: un soggetto intossicato ed immunodepresso dalle sostanze chimiche perde progressivamente la sua totipotentia relazionante).
  3. La similarità del concetto terapeutico omeopatico non induce un “obbligo cellulare” come invece si determina con l’uso delle sostanze chimiche fino alla dipendenza e depotenziamento del sistema vitale, bensì essa “regola” le disfunzioni dell’organismo secondo compatibilità ed attivazione strettamente individuale per cui è il soggetto stesso che coordina il proprio recupero funzionale-fisiologico (meccanismo farmaco cinetico).

Segue nella prossima comunicazione un decalogo orientativo del benestare degli animali da cosiddetta compagnia e dal cosiddetto reddito e sport.


Saluti omeopatici.
Cura ut valeas

Pollo senza antibiotici

  1. Materia prima “non indotta né interferita” nel suo “accrescersi e formarsi” da alcuna sostanza chimica né da processi selettivi di “coltivazione” (selezione genetica determinata da criteri innaturali, test falsamente miglioratori (a senso unico), allevamenti tecnologici ecc.) che intossicano, fiaccano e sviliscono le produzioni alimentari alterandone la qualità e la intrinsecità originaria oltre che contribuire al malessere animale.
  2. Assenza assoluta di residui chimici nei prodotti alimentari, attuabile vietandone l’uso in maniera categorica nel ciclo produttivo insieme all’uso “esclusivo” di sostanze naturali omeopatiche con verifiche e controlli adeguati. (I tempi di sospensione delle sostanze chimiche non garantiscono la sanità integrale del prodotto finale perché comunque interferito da esse nel suo accrescersi in maniera innaturale e tossico. Inoltre l’eliminazione delle sostanze chimiche tossiche nell’ambiente esterno tramite urine e feci si verifica durante il periodo nel quale si svolge la terapia chimica (inquinamento)
    È indispensabile per la sicurezza, la sanità e la naturalezza di un prodotto alimentare l’uso esclusivo di prodotti naturali omeopatici per non inquinare, intossicare, tamponare ed interferire in molti modi e sistemi nell’attività di crescita e produzione naturale.
    Il procedimento di produzione è una “mescolanza sapiente” di più fattori equilibrati originariamente dalla natura e non processi arbitrari ed economici di esaltazione, esclusione, soppressione, selezione, ecc.
    È necessario rivalutare che cosa sia la conoscenza autentica ed originaria dei fenomeni naturali senza distorcerli per fini illeciti oltre che miopi ed insani.
  3. Apprezzabile il tentativo di separarsi dalle sostanze chimiche (antibiotici, vaccini, auxinici, stimolanti, ecc.) come cercano di operare alcune catene commerciali alimentari, aziende, allevamenti, ecc. nella produzione alimentare, ma perché non utilizzare l’”autostrada naturale della medicina omeopatica” che è sicura ed efficace e porta direttamente al risultato desiderato di un prodotto naturale e sano ben identificato?Ma poi …. oltre agli antibiotici nei polli (ed affini) esiste la tossicità dai vaccini, di antibatterici, sulfamidici, disinfettanti, antiparassitari, stimolanti, ecc. per cui il prodotto finale è comunque “sporco e modificato” dalle tecniche usate anche quelle “naturalizzate”, riciclate o pseudo naturali. La verifica organolettica ed altre ancora azzerano questi pseudo procedimenti allevatoriali.
  4. Vogliamo evitare ulteriori domande ed indagini “imbarazzanti e svelanti” … Proponiamo “Aree di consorzio alevatoriali” regionali e nazionali a certificazione omeopatica per tutti gli animali di allevamento per ottenere un prodotto veramente “sicuro” fin dall’origine e controllato analiticamente in ogni sua fase produttiva.

Efficacia omeopatica e “scienza”

Più spesso esistono in merito spiegazioni, congetture e quant’altro che esitano in “efficacie limitate o limitanti” che possono essere smentite, corrette o superate talvolta in breve tempo oppure dare origine a “resistenze” od effetti negativi palesi.

Ma “la scienza” è quella relativamente eterna …. come il sorgere ed il tramontare del sole … ?Ovvero sia si tratta di un fenomeno inoppugnabile per sempre e che spesso non riusciamo completamente a capire e che comunque usiamo? L’”efficacia palettata” o forzata o irreversibile o postulata etc etc, più spesso sconfina nell’efficientismo sterile o nell’occultismo pragmatico.

La conoscenza vive in una “zona d’ombra” perenne, da esplorare con l’intelletto. Non basta la ripetibilità, la statistica, il controllo dell’ultimo passaggio del meccanismo e quant’altro “all’interno dei paletti”, al di là del quali sfugge ogni approssimazione o precisione. Tali “verità teoriche”, quasi teologiche, hanno più spesso avuto effetti collaterali sbilancianti ed hanno dimostrato il loro effetto postumo nefasto sia nell’ambiente globale che nella vita reale delle specie tutte.

L’efficacia legata alla Natura si identifica con la Fisiologia che manifesta i suoi prodigi e le sue leggi che difficilmente possono essere compresi integralmente per quello che sono o significano e che comunque non alterano mai gli equilibri del “sistema vita” se non in maniera reversibile. Se l’homo sapiens distrugge l’homo erectus ed il suo ecosistema (micro e macrocosmo) legandolo forzosamente e preterintenzionalmente a dipendenze lucrose, riduzione delle resistenze fisiche e psichiche, convivenza con ogni genere di inquinamento etc. etc., forse è necessario che l’intelletto intervenga a favore delle “funzioni e del reversibile” della Natura.

Se i disastri causati all’ambiente e alle varie specie, uomo compreso, sono gli effetti devastanti così manifesti tali da coprire tutti gli altri effetti positivi, forse non è più il caso di valutare “costi e benefici” ma osservare il continuo “deperito, degradato e non più utilizzabile come reversibile”. Ma non stiamo assistendo ad un paradosso della cosiddetta scienza foriera di “nuove promesse negative”? E se la scienza robotica e quant’altro annientano l’ecosistema naturale, depredandolo di materie prime che non sono inestinguibili e ricambiandolo con l’inquinamento e con danni incontrollabili al suo più piccolo organismo fin al più grande, cosa resta di questa scienza a cui dovremmo affidarci ciecamente?

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