Decalogo orientativo del benestare degli animali
Decalogo orientativo del pensiero relazionale con gli animali tutti e la natura più globalmente intesa. Veloce affermazione e disamina concettuale di alcuni punti che riteniamo “fundamenta” strumentali di un dialogo “sano” e fisiologico.
  1. Osservazione accurata “dell’esprimersi animale” nella sua naturale realtà quotidiana ambientale e sociale intesa in spazi aperti per vagare al fine di recepire la sua evidente necessità e richiesta istintuale evitando selettivamente i cosi detti ambienti di socializzazione (aree per cani, percorsi abitudinari, circoli sociali per cani e centri di educazione, ecc.ecc.); infatti l’unica vera “educazione” si fa con una “sana e congrua compagnia”. Forse in questo topos può coesistere “l’amore” interspecifico.
  2. Astensione categoricamente intesa da tutte le forme di relazione antropromorfica animale (deficit umano, scambio di identità, orientamenti “sedicenti animalisti, comportamentalisti e addestramentalisti” che accuratamente evitano il nodo della questione obnubilati da progettualità di flaible raison) e da disagi prettamente umani che ingenerano sicuramente sindromi nevrotiche, aggressive e depressive negli animali cause di concrete patologie fisiche (il cane che assomiglia al padrone…. ahimè… povero cane!….).
  3. Debellare ogni forma di interpretazione pseudo scientifica del comportamento animale attraverso categorie astruse “create” dai paletti intellettuali umani con chiari secondi fini poco edificanti per gli animali e la natura (psicologia canina, evoluzionisti decadenti e supini fatalisti etc…). Invitiamo altresì ad una conoscenza ed una competenza direttamente immediata “incarnata” animalmente espressa (non significa affettiva bensì realisticamente effettiva) piuttosto che mediata da originalità scontate e novità oscurantiste, deliranti e legiferanti intese ad amministrare la rappresentazione animale del cognitivo stereotipato.
  4. Evitare qualunque “compensazione” di qual si voglia genere nei confronti degli animali riducendo il “rapporto” ad una sorta di ambito di “compagnia esclusiva” (fino alla pelliccia?) dei propri malesseri irrisolti (transfert) e fatti subire agli animali (da compagnia!  che squisitezza!) diffuso nella vita ordinaria e attraverso i media o cosa ancora peggiore credere in maniera autoreferenziata e non contraddittoria di poter pensare e decidere in vece dell’animale (si intende per il suo benessere?!??), una specie di elisir di lunga sana e soddisfacente vita!

Ogni animale sa chi è e cosa vuole alla sua “maniera” e da sempre si regola con leggi immanenti alla natura e non necessita del “controllo educativo della specie eretta” che non riesce a digerire la naturalezza di tutti i comportamenti animali e accettare i suoi medesimi di tal natura che manifestano la propria mancanza di lucidità intellettuale e emozionale scombinadogli l’ordine meccanico prestabilito sociale ed ancor più subisce l’indigeribilità del credere e risolvere in apparenza (vanità delle vanità) le proprie incapacità relazionali consolandosi attraverso il regolare la vita altrui (animale per lo meno). Conosciamo bene questa secolare e malsana sua abitudine…..

Infine “amore” verso gli animali è sicuramente riconoscere e rispettare le loro identità e necessità consequenziali a prescindere dal “nostro rapporto” e dare a loro la naturalezza di un trattamento acquisito da sempre compreso, curarli naturalmente (cioè omeopaticamente per analogia strutturale anziché con xenobiotici innaturali ed inquinanti).

Saluti omeopatici.
Cura ut valeas.

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